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giovedì 31 ottobre 2013

TextMaster, la mia opinione iniziale: tanta domanda e poca offerta

Da alcune settimane sono in attesa di ricevere il responso della mia candidatura come copywriter, traduttore e revisore per la piattaforma di lavoro TextMaster. I miei test di prova risultano sempre in attesa di moderazione e, a giudicare dalla forte adesione che la piattaforma sta riscuotendo in questi mesi, non escludo di dovere attendere ancora parecchio. Lo stesso team di Textmaster, rispondendo nei forum a qualche utente insofferente per la lungaggine dei tempi, si giustifica spiegando che ogni candidatura viene valutata attentamente e che in questo periodo il numero di iscritti cresce al ritmo di centinaia di nuovi candidati alla settimana.
Ad oggi non sono quindi in grado di esprimere un giudizio sulla validità di questa nuova piattaforma, ma temo fin da ora, e tale sentimento è confermato da chi ha già iniziato ad operare sulla piattaforma, che il numero dei professionisti (blogger, scrittori, traduttori, etc) sovrasti nettamente la quantità di lavoro disponibile. Questo potrà invece risultare un vantaggio per le aziende che si rivolgono a TextMaster per l'esecuzione di un lavoro... vi saranno orde di professionisti pronti ad accaparrarselo ed il lavoro sarà portato a termine rapidamente. Staremo a vedere!


Sul sito, intanto, sono riportati in tempo reale il numero di parole scritte, al momento pari a 33.660.436, ed il numero di professionisti attivi, pari a 73.390. Ciò significa che ad ogni professionista, facendo una media grossolana, sono stati assegnati, da quando TexMaster esiste (almeno un anno), lavori per un equivalente di 458 parola; insomma, poco più di un articolo o di una traduzione a persona. Certo, magari qualcuno lavorerà tantissimo e qualcun altro resterà a bocca asciutta. Ma il mio sospetto è che, trattandosi di una piattaforma internazionale, quindi operativa anche in altri paesi, la quantità di lavoro disponibile in Italia sarà alquanto modesta, mentre nei paesi anglosassoni possa esserci un più ragionevole equilibrio tra domanda ed offerta. Naturalmente, queste, sono solo le mie elucubrazioni e sarò felice di essere smentito dai fatti.

Prima di concludere, nel caso vogliate anche voi imbarcarvi in questa avventura, vi lascio il link per entrare a fare parte di questa comunità di telelavoratori. Se userete questo link per la registrazione a TextMaster otterrò un piccolo beneficio economico, mentre per voi non vi sarà alcuna penalizzazione.

lunedì 15 marzo 2010

La valorizzazione delle aree suburbane e rurali attraverso il telelavoro ed il modello distribuito

Se mai in Italia la diffusione del telelavoro raggiungesse cifre significative credo che si dovrà ripensare ad infrastrutture e servizi. Cambierebbe il ruolo delle aree abitate, specie quelle suburbane, ormai relegate a dormitori e cambierebbero le esigenze di viabilità alleggerendo il peso del traffico e la congestione dei centri urbani ed industriali.

In questi ultimi decenni abbiamo assistito a flussi migratori verso le città in grado di offrire più prospettive di occupazione e servizi ed il conseguente svuotamento ed impoverimento di vasti territori o il fenomeno del pendolarismo. L'italia, inoltre, è piena di paesi fantasma. Piccoli agglomerati, spesso isolati e poco accessibili con panorami unici ed una natura esuberante che si fa spazio tra le rovine. Molti sono ancora in buono stato, magari ancora arredati come se si fossero allontanati tutti i suoi abitanti solo per un poco.  Questo gli conferisce un alone di mistero, un po di amarezza ed inquietudine.

Toiano - un piccolo borgo medioevale in Toscana quasi disabitato.

Credo che un territorio vincente debba essere in grado di offrire lavoro, servizi e socialità alla sua comunità ma in questo intento fin'ora l'Italia ha fallito. Ora con il telelavoro si introduce un elemento di forte flessibilità ed il lavoro può divenire più distribuito sul territorio. Piccoli centri e paesini di antica vocazione rurale o artigianale che in questi anni non erano più in grado di dare risposta alle esigenze delle nuove generazioni potrebbero riacquisire valore e vitalità.

Non credo nemmeno che il telelavoro debba essere inteso come il lavoro da casa. Certo, non lo escludo, ed infatti sempre più spesso si parla di lavoro da dove vuoi. Non escludo nemmeno che possano nascere nelle città, nei paesi minori e nei villaggi dei punti d'incontro per telelavoratori in grado di offrire i servizi necessari. Il vecchio bar del paesino, dove i pochi anziani rimasti giocano a carte sorseggiando un bicchiere di vino, potrebbe trasformarsi in un locale con un nuovo lustro: da Gianni wideband, La Web Locanda o Torrent Caffe


Oggi il modello distribuito sembra essere una risposta alle esigenze di sostenibilità. La valorizzazione dei territori rurali, delle culture e tradizioni, la produzione energetica distribuita, la filiera corta, l'autoproduzione, etc mostrano questo nuovo approccio ed ogni tassello che può favorire e rafforzare questo modello contribuirà ad un cambiamento necessario.

Leggi anche:
Telelavoro... ehhh ai miei tempi

martedì 2 marzo 2010

Telelavoro...ehhh, ai miei tempi...!

Molti di voi avranno letto che nella Repubblica Ceca si registra la maggiore diffusione del telelavoro mentre l'Italia si trova agli ultimi posti. Dapprima pensavo che questo divario fosse legato alla diversa penetrazione della banda larga, ma non è così ed entrambe i paesi si trovano in fondo alla classifica europea.

Ho ipotizzato allora che potesse dipendere dall'età media della popolazione. E con l'età, si sa, la propensione ai cambiamenti si riduce e l'approccio alle nuove tecnologie risulta difficoltoso. Ma anche in questo caso i due paesi mostrano valori simili e l'età media della Repubblica Ceca di 39,8 anni rispetto a quella dell'Italia di 42,9 può giustificare solo in parte una così diversa diffusione del telelavoro.

Ma c'è un dato che forse può spiegare il fenomeno.

In questi giorni sono stati diffuse le statistiche sulla disoccupazione in Italia. I dati sono allarmanti con un tasso di occupazione (occupati / intera popolazione) appena superiore al 38%. Il tasso di occupazione specifico, riferito alla popolazione con età compresa tra 15 e 64 anni, che a mio avviso descrive meglio la situazione del nostro paese, è di appena il 57,9%. Ciò significa che oltre il 40% della popolazione in età lavorativa sta a casa. Ma chi è maggiormente penalizzato sono i giovani con un tasso di disoccupazione giovanile del 26,9% contro il 17,5% della Repubblica Ceca.

Svelato l'arcano. Un mondo del lavoro antiquato: vecchi sono i lavoratori, vecchie le politiche, vecchie le infrastrutture e vecchia la mentalità. Mancano i giovani che restano a casa a giocare con la Playstation 3. Ecco come viene utilizzata la nostra banda larga!

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giovedì 3 settembre 2009

Le nuove frontiere del lavoro

In questo periodo di crisi in cui il lavoro scarseggia e le imprese, in difficoltà, non mostrano grande intraprendenza, suggerisco di dare un'occhiata ad oDesk. Odesk è una piattaforma Web dove offerta e domanda di lavoro s'incontra secondo meccanismi nuovi.


Chi offre lavoro (buyer) pubblica la sua richiesta fornendo una descrizione di ciò che desidera, le scadenze ed il prezzo orario o complessivo. I lavori richiesti possono essere anche di piccola entità sino a collaborazioni più durature o progetti complessi. Per quanto riguarda la tipologia dei lavori devo dire che ce ne per tutti i gusti: programmazione, realizzazioni di siti web, grafica, traduzioni, scrittura di contenuti, gestione di siti, modellazione 3D, disegni 2D, etc.
Per ciascuna tipologia di lavoro è possibile avere un'idea del trand che come si vede è in crescita su tutti i fronti.


Per chi cerca lavoro (provider) il meccanismo è altrettanto semplice. Basta candidarsi sui lavori che si ritiene di poter eseguire.

Certamente la concorrenza è notevole. In alcuni casi ci si trova a contendersi lavori con centinaia di provider. E' un mercato globale dove si compete con indiani, americani, filippini, australiani, etc ed alcune incoerenze vengono a galla.

Vi lascio con queso grafico (sempre" rubato" a oDesk) dove si vede che l'entità delle offerte cresce con un andamento quasi esponenziale.

sabato 13 dicembre 2008

TELELAVORO: Il capo cosa ci guadagna !?

Non sono uno psicologo - tuttavia, mi rendo perfettamente conto che di solito si intraprende una qualsiasi azione se c’è una motivazione. Ora, perché un datore di lavoro dovrebbe concedere ai propri dipendenti di lavorare da casa ? Cosa ci guadagna ad abbandonare un modello organizzativo ben collaudato per avventurarsi in un terreno ancora sconosciuto?
Prima di suggerire delle motivazioni (un tornaconto) è forse meglio rimuovere i timori. Le paure ed ossessioni possono essere tante e di varia natura. Proviamo a passarle in rassegna nella speranza che, come suggeriscono gli psicologi, anche prendere coscienza del problema aiuti a ridimensionarlo.

Agorafobia. Questa è una delle angosce maggiori. L’idea di trovarsi con una enorme sede di lavoro vuota non è facile da accettare.
Possibile soluzione: vendere la sede di lavoro. Al suo posto potrà nascere un parco botanico o un night club.

Sindrome da abbandono e paura del buio (ignoto). Entrare in azienda e ricevere quei saluti un po’ timorati ed ossequiosi dai propri subordinati è una grande gratificazione. Scherzi a parte, l’azienda è anche un ambiente sociale nel quale ci si colloca e si afferma la propria posizione anche in virtù della propria fisicità. Il portamento, la disinvoltura, il gusto nel vestirci, la cura di noi stessi sono fattori determinanti nel sentirci piu' a nostro agio nel ruolo che ci siamo ritagliati. Con il telelavoro l’ambiente sociale (azienda) si trasforma in qualcos’altro, diverso, dove vigono parametri e valori assai differenti.
Possibile soluzione: l’uomo intelligente ha una grandissima capacità di adattamento. Diverso, non significa che sia peggio!

Intolleranza frustrazionale. Se il dipendente telelavora, perlomeno in parte, anche il capo dovrà telelavorare. Ciò significa che se è vero che il dipendente farà uso di email, instant messaging, archivi on line, etc anche il capo dovrà farlo. Potrebbe trovarsi in difficoltà.
Possibile soluzione: aggiornarsi costantemente, con un po’ di buona volontà s’impara.

Disturbi ossessivo - compulsivi. Spesso il capo sente un bisogno spasmodico di controllare i propri dipendenti. Si aggira tra le scrivanie con fare apparentemente ameno, ossessionato dall'idea che i propri dipendenti siano disonesti, assorti a chattare con un perfetto sconosciuto dall’altra parte del mondo o persi negli abissi della rete.
Possibile soluzione: Rilassarsi, e... lavorare per obiettivi: il presenzialismo non conta - anzi, è deleterio.

Punti forti:
Un aiuto terapeutico per dissipare i timori del capo deriva dal pensiero positivo.
Gli servirà una sede di lavoro più contenuta, generando un considerevole contenimento dei costi! Potrà contare su dipendenti meno frustrati ed affaticati dal pendolarismo e dall'assenza dalla famiglia. Si lavorerà per obiettivi, animati dalla voglia di sentirsi UTILI.
Tutto ciò a beneficio di produttività e competitività. In un periodo come questo difficile per tanti - varrebbe la pena di inserire il telelavoro tra i piani strategici aziendali.

lunedì 8 dicembre 2008

TELELAVORO: Il segreto per il successo

Cercando con google telelavoro si trovano oltre un milione di risultati. Ma di telelavoro serio neanche l'ombra! Forse ci sarà anche qualche eccezione ma in prevalenza si tratta di offerte illusorie e spesso anche truffaldine. Il telelavoro serio nasce come ogni altro lavoro dalla propria professionalità. E' il medesimo lavoro che ci impegna quotidianamente in ufficio che semplicemente viene svolto da casa o da dove ci pare. E' il lavoro di un progettista, di un contabile, di un preventivista, di un artista. Insomma è il lavoro di sempre! Certo, non tutte le attività si prestano ad essere svolte da casa ma quelle che richiedono prevalentemente PC, collegameno ad internet e telefono hanno buone chance.
Il telelavoro vero nasce da quello tradizionale per cui non chiedetelo a google ma al vostro datore di lavoro. Detto questo siamo già sulla buona strada. Ora si tratta di convincerlo, questo è il vero problema! Ci sono svariati preconcetti da rimuovere.

Un fatto importante da tenere a mente e che non bisogna necessariamente pensare di sparire per sempre dall'ufficio. L'attività potrà essere condotta in parte a casa ed in parte in ufficio. Bisogna trovare un buon compromesso. Questo senz'altro rassicurerà in parte il vostro datore di lavoro ma anche i vostri colleghi.

E' indispensabile instaurare un rapporto di fiducia. Se c'è fiducia il capo non sentirà il bisogno di controllare i propri dipendenti.

Naturalmente la fiducia và guadagnata e mantenuta. Sarà attaverso il proprio buon operato che svaniranno le perplessità e reticenze. Telelavorare con efficacia è l'elemento chiave.

Per essere efficaci nel lavoro, a parte l'impegno e la professionalità, sarà necessario organizzare bene il nuovo ufficio in casa. Una piccola digressione. Le proposte di telelavoro che s'incontrano in rete mostrano telelavoratori sorridenti sdraiati nel giardino attorniati dai propri cari. Ora, non voglio demolire totalmente questa immagine idilliaca ma credo che quando si lavora non bisogna avere troppe distrazioni. Chi non dispone di una camera da adibire a studio potrà organizzarsi in soggiorno o in cucina. In ogni caso sarà indispensabile ritagliare tra gli spazi domestici un posticino tranquillo dove creare il nuovo ufficio.
Oltre ad una postazione adatta, bisognerà procurarsi tutte le attrezzature ed i servizi necessari.
Innanzitutto il PC, la connessione ad internet ed il telefono. Il PC dovrà essere adatto alla attività e sopratutto sicuro. Per la connessione ad internet e telefono converrà stipulare contratti flat ed affidabili. Questo potrà essere un problema per molti. Infatti coloro che maggiormente ambiscono al telelavoro spesso sono pendolari che vivono fuori città dove regna ancora il digital divide. Chissà se il Wimax ci verrà in soccorso!

Oltre alle applicazioni specifiche per l'attività svolta (ad esempio Office, Autocad, Mathcad, Photoshop, etc) bisognerà disporre di utility quali posta elettronica, instant messaging, web browser, etc. Si potrà anche ricorrere a software specifici (vedi post precedente) ma un account gmail e skype potrebbero risultare sufficienti. Personalmente ritengo necessario anche uno spazio web per l'archiviazione. Se ne trovano di gratuiti con spazio e funzionalità limitate o a pagamento (www.mydrive.ch/de).

Conclusione. Se la vostra attività presenta i presupposti per essere svolta anche da casa, chiedete al vostro datore di lavoro di darvi questa possibilità ma organizzatevi bene. La qualità del vostro operato sarà la chiave del successo. Non abboccate invece all'amo dei facili guadagni in rete!

giovedì 4 dicembre 2008

Software collaborativi ... una spinta al telelavoro?

Se è vero che una ciabatta intelligente può far risparmiare un'ottantina di euro all'anno il telelavoro ne potrebbe far risparmiare diverse migliaia oltre che a generare una serie di ulteriori benefici individuali e collettivi. Tuttavia non decolla! Una nuova spinta potrebbe derivare dalla diffusione dei software collaborativi. Applicazioni Web-based che consentono l'accesso simultaneo a più utenti (il team) fornendo molteplici strumenti atti alla pianificazione di attività, allo sviluppo di discussioni su punti d'attenzione, alla verifica di carichi di lavoro, alla archiviazione di documenti, alla gestione di email e di svariate altri ausilii alla conduzione organizzata e collaborativa del lavoro. Non potevano mancara ovviamente strumenti di video conferenza e di instant messaging. In questi giorni ne ho provati diversi (l'immagine in alto è di Liquid Planner). Difficile esprimere un giudizio senza eseguire un collaudo in una situazione lavorativa reale. Difficile anche perchè ogni software ha specificità più adatte ad un certo tipo di contesto ma soprattutto perchè induce a cambiare il modo di lavorare.

martedì 24 giugno 2008

Telelavorando dal posto sbagliato

Il bagno immersi in spumeggianti schiume ormai è solo un ricordo, meglio una rapida doccia con acqua tiepida a luce spenta. L'acqua della pasta, guai a sprecarla, può essere usata per sgrassare le stoviglie. Piede leggero sull'acceleratore e possibilmente non frenare mai. Lo sciacquone..., gli apparecchi in stand-by..., la carta...

La caccia agli sprechi è ufficialmente aperta!

E mentre si susseguono lodevoli suggerimenti per essere sempre più ecocompatibili ci stà sfuggendo, o perlomeno stiamo temporeggiando, su una delle più grandi opportunità per ridurre le nostre pachidermiche impronte ecologiche: il telelavoro!

Che questo sia il futuro, non ho dubbi. La frustrazione è che potrebbe essere il presente!

Se per alcune categorie di lavoratori quali i giornalisti, gli informatici, i traduttori, il telelavoro è a portata di mano per altre, che conducono attività più tradizionali questo è ancora un miraggio.

Mi rivolgo a progettisti, preventivisti, commerciali, e tanti altri che di fatto già adesso telelavorano ma dal posto sbagliato: l'ufficio.

Il vero ostacolo per molti di questi casi è il datore di lavoro! Mancanza di fiducia, paura di cambiare, scarsa conoscenza dei mezzi a disposizione, reazione dei colleghi,...insomma tanti pregiudizi ed una legislazione che certo non aiuta.

Il mio consiglio è di chiedere ed insistere. I datori di lavoro più lungimiranti accetteranno di buon grado le richieste di telelavorare da casa magari anche saltuarialmente per iniziare. Gli ossi duri, cederanno più tardi.

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