Non sono uno psicologo - tuttavia, mi rendo perfettamente conto che di solito si intraprende una qualsiasi azione se c’è una motivazione. Ora, perché un datore di lavoro dovrebbe concedere ai propri dipendenti di lavorare da casa ? Cosa ci guadagna ad abbandonare un modello organizzativo ben collaudato per avventurarsi in un terreno ancora sconosciuto?
Prima di suggerire delle motivazioni (un tornaconto) è forse meglio rimuovere i timori. Le paure ed ossessioni possono essere tante e di varia natura. Proviamo a passarle in rassegna nella speranza che, come suggeriscono gli psicologi, anche prendere coscienza del problema aiuti a ridimensionarlo.
Agorafobia. Questa è una delle angosce maggiori. L’idea di trovarsi con una enorme sede di lavoro vuota non è facile da accettare.
Possibile soluzione: vendere la sede di lavoro. Al suo posto potrà nascere un parco botanico o un night club.
Sindrome da abbandono e paura del buio (ignoto). Entrare in azienda e ricevere quei saluti un po’ timorati ed ossequiosi dai propri subordinati è una grande gratificazione. Scherzi a parte, l’azienda è anche un ambiente sociale nel quale ci si colloca e si afferma la propria posizione anche in virtù della propria fisicità. Il portamento, la disinvoltura, il gusto nel vestirci, la cura di noi stessi sono fattori determinanti nel sentirci piu' a nostro agio nel ruolo che ci siamo ritagliati. Con il telelavoro l’ambiente sociale (azienda) si trasforma in qualcos’altro, diverso, dove vigono parametri e valori assai differenti.
Possibile soluzione: l’uomo intelligente ha una grandissima capacità di adattamento. Diverso, non significa che sia peggio!
Intolleranza frustrazionale. Se il dipendente telelavora, perlomeno in parte, anche il capo dovrà telelavorare. Ciò significa che se è vero che il dipendente farà uso di email, instant messaging, archivi on line, etc anche il capo dovrà farlo. Potrebbe trovarsi in difficoltà.
Possibile soluzione: aggiornarsi costantemente, con un po’ di buona volontà s’impara.
Disturbi ossessivo - compulsivi. Spesso il capo sente un bisogno spasmodico di controllare i propri dipendenti. Si aggira tra le scrivanie con fare apparentemente ameno, ossessionato dall'idea che i propri dipendenti siano disonesti, assorti a chattare con un perfetto sconosciuto dall’altra parte del mondo o persi negli abissi della rete.
Possibile soluzione: Rilassarsi, e... lavorare per obiettivi: il presenzialismo non conta - anzi, è deleterio.
Punti forti:
Un aiuto terapeutico per dissipare i timori del capo deriva dal pensiero positivo.
Gli servirà una sede di lavoro più contenuta, generando un considerevole contenimento dei costi! Potrà contare su dipendenti meno frustrati ed affaticati dal pendolarismo e dall'assenza dalla famiglia. Si lavorerà per obiettivi, animati dalla voglia di sentirsi UTILI.
Tutto ciò a beneficio di produttività e competitività. In un periodo come questo difficile per tanti - varrebbe la pena di inserire il telelavoro tra i piani strategici aziendali.
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IO lavoravo in telelavoro, ma in ufficio. Infatti gestivo sistemi informatici che erano in altre città. Allora perché non fare il telelavoro? Il mio apo era della categoria diffidenti: se ci vedeva alle scrivanie era sicuro che lavoravamo. Poco importava se poi si faceva pausa caffè praticamente ogni 10 minuti, poco importava che nel mio settore i risultati si vedono. Alla fine è rimasto da solo ugualmente :-)
RispondiEliminaCiao Recenso, personalmente credo che se un dipendente desidera lavorare da casa o da dove gli pare e se esistono i presupposti, sia davvero una crudeltà non concedergli questa possibilità. E' una mentalità vecchia che deve scomparire.
RispondiEliminaSe ho ben capito te ne sei andata e lui è rimasto solo. Hai fatto bene e questo gesto forse aiuterà anche altri a cambiare.
Ti ringrazio del tuo commento.
Max