martedì 30 novembre 2010

La Certificazione Energetica in Toscana

Attestato di Certificazione Energetica - ACE
L'ACE è un documento che caratterizza un edificio dal punto di vista energetico. Fornisce informazioni sul fabbisogno di energia per il riscaldamento (EPi), per l'acqua calda sanitaria (EPacs), per la climatizzazione estiva (EPe) e per l'illuminazione (EPill). L'ammontare complessivo dei consumi (EPgl) è dato dalla somma dei 4 termini:

EPgl = EPi + EPacs + EPe + EPill

Nota: la sigla EP sta per Energia Primaria mentre i pedici gli, acs, e,  ill indicano rispettivamente globaleinvernale, acqua calda sanitaria, estiva e illuminazione. EP potrebbe anche essere letto come Prestazione Energetica!

La legislazione e le norme tecniche di riferimento per la Certificazione Energetica sono in forte evoluzione ed al momento ancora incomplete. In questa fase nella determinazione dell'indice di prestazione energetica globale (EPgl) si considerano solo la climatizzazione invernale (EPi) e la preparazione dell’acqua calda sanitaria (EPacs) mentre per la climatizzazione estiva è prevista una valutazione solo qualitativa delle caratteristiche dell’involucro edilizio. La metodologia verrà integrata con futuri atti legislativi.

La precedente espressione diventa dunque:

EPgl = EPi + EPacs


Queste informazioni sono rappresentate anche graficamente con una simbologia analoga a quella utilizzata per gli elettrodomestici con le Classi Energetiche A+, A, B, C, D, e G, dal migliore al peggiore. La Classe Energetica può essere relativa alla prestazione energetica globale (EPgl) oppure alle singole componenti come nello schema sottostante dove la Classe Energetica si riferisce al riscaldamento invernale.

Classe Energetica

In questo modo è immediata la comprensione dei consumi dell'edificio e, dal momento che la metodologia di calcolo è la medesima su tutto il territorio italiano, permette il confronto tra edifici diversi.

I consumi (EP) sono espressi in kWh per metro quadrato per anno [kWh / m2 a ]. Un edificio in Classe Energetica A con EPi = 25 necessita molta meno energia rispetto ad un edificio in Classe Energetica G con EPi = 175 e di conseguenza richiede anche minori costi di gestione.

Confrontando ad esempio due appartamenti di medesime dimensioni (ad esempio di 75 metri quadrati) con caldaia a GPL per riscaldamento, il primo in Classe A con EPi = 25 ed il secondo in Classe G con EPi = 175 possiamo valutare il consumo annuo di GPL dei due edifici moltiplicando i rispettivi valori di EPi per la superficie. Risultano 2625 kWh/a per l'edificio in Classe A e 13125 kWh/a per quello in Classe G. Se si considera che il costo del GPL è di circa 0,15 euro/kWh risulta una spesa annua di 394 euro e di 1969 euro rispettivamente per l'appartamento in Classe A e quello in Classe G.

In Toscana l'ACE è obbligatorio a partire dal 18 marzo 2010. Al momento non è ancora stato definito un modello regionale per l'ACE e per la compilazione vanno utilizzati i modelli di ACE allegati al DM 26 giugno 2009 (Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici).

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Le informazioni contenute nell'ACE concorrono nel valutare la qualità di un edificio e quindi il suo valore. Naturalmente, per un edificio vi sono altri elementi da tenere in considerazione che determinano confort e vivibilità come la disposizione degli spazi, gli impianti, etc ma sicuramente visto i costi dell'energia ed i problemi di sostenibilità ambientali la prestazione energetica è un parametro che sarà sempre più importante.

Per quali edifici è obbligatorio l'ACE
L'ACE in Toscana è obbligatorio per le seguenti tipologie di edifici ed interventi:
  • Gli edifici di nuova costruzione;
  • Gli edifici oggetto di interventi di ricostruzione a seguito di demolizione;
  • Gli edifici esistenti di superficie utile lorda superiore a mille metri quadrati, oggetto di interventi di ristrutturazione edilizia che riguardano l’intera struttura;
  • Gli immobili oggetto di atti di trasferimento a titolo oneroso (compravendita e similari)
  • Gli immobili oggetto di contratto di locazione.
Sono invece esclusi le seguenti tipologie di immobili:
  • i fabbricati industriali, artigianali o agricoli non residenziali quando gli ambienti sono climatizzati o illuminati per esigenze del processo produttivo o utilizzando reflui energetici del processo produttivo non altrimenti utilizzabili; 
  • i fabbricati temporanei con tempo di utilizzo non superiore a due anni; 
  • i fabbricati isolati con una superficie utile totale inferiore a venticinque metri quadrati;
  • gli edifici per i quali sia stata dichiarata dalle competenti autorità la non abitabilità o agibilità nonché quelli per i quali, in caso di trasferimento a titolo oneroso, risulti la destinazione alla demolizione;
  • gli edifici esclusi dalle linee guida nazionali (come box, cantine, autorimesse, parcheggi multipiano, depositi, strutture stagionali a protezione degli impianti sportivi, ecc.; di questi non si fa la certificazione se non limitatamente alle porzioni eventualmente adibite ad uffici e assimilabili, purché scorporabili agli effetti dell’isolamento termico).
Validità dell'ACE
L'ACE ha una validità temporale massima di dieci anni. La validità è tuttavia subordinata all'adempimento della manutenzione e dei controlli prescritti dalla legge per preservare l'efficienza degli impianti.


venerdì 26 novembre 2010

Installazione di una stufa a legna

In una casa di campagna non può certo mancare una stufa a legna o un caminetto. La legna non manca, basta tagliarla, ed il calore e l'atmosfera che crea un focolare è di gran lunga più piacevole di quanto possa dare un radiatore o un fan coil.

Perché una stufa a legna funzioni correttamente occorre una canna fumaria ben dimensionata che assicuri un buon tiraggio naturale. Nelle tipiche case contadine toscane, costituite da due piani, si può contare su di una altezza della canna fumaria che varia da 5 ad 8 metri a seconda del piano su cui è installata la stufa. Il compito della canna fumaria è di garantire l'evacuazioni dei fumi richiamando aria al focolare per la combustione. Il flusso dei fumi verso l'alto è dovuto alla minore densità di questi che tendono a salire perché più leggeri dell'aria esterna più fredda e pesante.

Applicando Bernoulli tra la sezione 1 (prima dell'ingresso nella caldaia) e 2 (al termine della canna fumaria) si ha che:

Pa + γH  = Pa + γf H + γv2/2g + α'

dove H è l'altezza della canna fumaria, γe e γf sono rispettivamente i pesi specifici dell'aria esterna e dei fumi v è la velocità ed α' rappresenta le perdite di carico per attrito ed altre resistenze. Si ha che:

H (γe - γf) = γf ( v2/2g + α )

Il primo termine è la differenza di pressione disponibile alla base del condotto verticale.

Poiché per i gas vale la seguente relazione:

γ = γo 273/T

dove γo = 1,3 kg/m3 è il peso specifico dell'aria a T = 273 °K, possiamo scrivere:

H (γe - γf) = 273 γo H (Tf - Te)/(Tf Te)

Da qui si vede che la differenza di pressione disponibile cresce all'aumentare dell'altezza H della canna fumaria e all'aumentare della differenza di temperatura tra i fumi e l'aria esterna. Su quest'ultima si può fare ben poco e comunque si può osservare che nelle giornate più miti le stufe funzionano peggio.

La temperatura dei fumi è normalmente attorno ai 200 °C. Temperature maggiori garantirebbero una maggiore spinta ascensionale ma anche una maggiore perdita di calore ed una efficienza minore della stufa che deve scaldare noi e non l'atmosfera. Temperature minori oltre a rendere meno efficacie l'evacuazione dei fumi potrebbero danneggiare la superficie della canna fumaria creando depositi ed eventuali fenomeni corrosivi per la presenza di sostanza incombuste.

Se la temperatura dei fumi è di 200 °C e quella dell'aria esterna di 10 °C nel caso di altezza della canna fumaria di 8 metri si ottiene H (γe - γf) = 4 kg/m2 = 39 Pascal. Con 5 metri di canna fumaria, invece, ΔP = 2,5 kg/m2 = 24,7 Pascal che è comunque una differenza di pressione disponibile più che sufficiente (in genere basta che H (γe - γf) sia maggiore di 15 Pascal).

Le perdite possono essere espresse come:

α = ( λd H/D + ∑ λl ) v2/2g

dove λd sono le perdite distribuite (per attrito) dovute alla rugosità superficiale della canna fumaria mentre λl sono le perdite localizzate dovute ai raccordi della tubazione (giunti, gomiti, restringimenti, allargamenti, etc). Combinando le precedenti espressioni possiamo scrivere che


273 γo H (Tf - Te)/(Tf Te) = γ( 1 + λd H/D + ∑ λv2/2g

e da qui ricavare la velocità:

v = [ ( 2g ΔT/Te  H/(1 + λd H/D + ∑ λl ) ]0,5

Si può notare che fissata l'altezza H ed il diametro D della canna fumaria e le temperature, la velocità dipende solo dagli attriti e dalle perdite localizzate. Maggiori sono le perdite e minore è la velocità dei fumi. Normalmente si impiegano canne fumarie in acciaio inox evitando brusche variazioni dello sviluppo della tubazione specie quando l'altezza H non è elevata. In questo modo si ottengono velocità che variano da 1 a 2 m/s.

Con v = 1 m/s e diametro D = 0,2 m la portata dei fumi è

Qf = γv π D2/4 = 84 kg/h

Se teniamo conto che la combustione di un kg di legna produce circa 15 kg di fumi si ricava che quella portata permette di bruciare circa 5 kg di legna l'ora che è il consumo di una stufa di medie dimensioni.
Naturalmente, perché la combustione avvenga, bisogna garantire una congrua mandata d'aria proveniente dall'esterno. Questa è bene che sfoci vicino alla presa d'aria della stufa altrimenti l'ambiente verrebbe tagliato da un flusso di aria fredda poco confortevole per chi si trova nel mezzo. Naturalmente l'aria esterna può provenire anche da spifferi di porte e finestre che specie nelle vecchie case contadine non mancano. Nelle abitazioni più moderne con serramenti che sigillano meglio gli ambienti, la presa d'aria è invece indispensabile.

giovedì 11 novembre 2010

La resa in olio della frangitura

La resa in olio della frangitura, ovvero i kg di olio ottenuti dalla frangitura di un certo quantitativo di olive, è il tema principale durante le lunghe attese al frantoio. In questo valore, espresso in percentuale, si catalizzano le aspettative e le speranze degli olivicoltori. Perché un conto è ottenere il 9%, come è accaduto a molti sin'ora, ed un altro è ottenere il 16% (quasi il doppio!). Una buona resa può ripagare del lavoro di un anno e dei costi sostenuti oltre a quello della frangitura. In genere la resa in olio cresce nel tempo e le ultime frangiture sono più soddisfacenti. Questo accade per due ragioni:
  • L'inolizione (vedi l'articolo su Quando raccogliere le olive), prosegue, seppur modestamente, anche dopo il viraggio di colore dell'olive (invaiatura) che è la fase fenologica indicata per iniziare la raccolta. L'arricchimento in olio avviene a discapito del contenuto in acqua e questo si traduce in un incremento di olio prodotto a parità di olive frante ed in una resa maggiore.
  • Quando la trasformazione in olio si arresta le olive perdono gradualmente acqua sino a raggrinzire. In questa fase la resa incrementa ulteriormente ma il contenuto in olio dei frutti rimane invariato.
    Ma se da un lato, raccogliendo più avanti nel tempo, aumenta la resa in olio e l'incidenza dei costi di frangitura si alleggerisce, è anche vero che il quantitativo di olive sulle piante diminuisce e le giornate si accorciano concedendo meno tempo alla raccolta.

    Questi fattori sono riportati nella tabella seguente. Sono valori medi idealizzati e relativi alla zona dell'Alta Valdera (Toscana).
    resa frangitura olio oliva extravergine

    Con queste ipotesi, benché la resa aumenti, si nota che la produzione di olio decresce lievemente nel tempo.

    Considerando anche i costi di frangitura ed il ritiro dell'olio da parte del frantoio (vendita dell'olio al frantoio) risulta appena più conveniente la raccolta nel periodo centrale.

    prezzo olio oliva extravergine frangitura


    Se si ipotizza invece la vendita diretta al cliente si osserva che i ricavi diminuiscono lievemente nel tempo.
    prezzo olio oliva extravergine frangitura

    A grandi linee, si può concludere che produzione di olio e ricavi dalla vendita risultano poco influenzati dal periodo di raccolta. Pertanto, posticipare la raccolta confidando in una resa migliore porta a benefici solo apparenti (illusori).

    Inoltre il raccolto è comunque soggetto a rischi in quanto l'eventuale maltempo può precludere la possibilità di raccogliere, può danneggiare o ridurre il raccolto, etc. In altre parole con il tempo aumenta la probabilità che qualcosa vada per il verso sbagliato.

    Non ultimo, come già osservavo in un precedente articolo (Quando raccogliere le olive), il primo olio risulta in genere più interessante per ricchezza organolettica.

    Naturalmente la scelta ottimale di quando raccogliere dipende molto anche dal numero di piante, da quanto sono cariche e dai mezzi e risorse a disposizione.

    Con 100 piante (con olive!), una persona e raccolta a mano servono circa 10 giorni lavorativi ed in 20 giorni di calendario si può terminare il raccolto tenendo conto di frangitura, pioggia e magari un po di riposo. Posso anche iniziare a raccogliere da novembre con invaiatura oltre il 75%.

    Già con 400 piante (40 giorni lavorativi ed 80 di calendario) inizierei a raccogliere dalla metà di ottobre con invaiatura al 50%. In questo caso forse varrebbe la pena di procurarsi un agevolatore per la raccolta riducendo i tempi complessivi fino al 30%.

    Nota: chi vive in una zona differente deve ovviamente adattare i risultati (ed anche sensibilmente in alcuni casi) tenendo conto delle specificità della propria area ma il senso del discorso dovrebbe restare valido.

    giovedì 4 novembre 2010

    Volvariella Speciosa o Gloiocephala

    Un'altro fungo che in questo periodo abbonda in campagna è la Volvariella Speciosa o Gloiocephala. Cresce un pò dappertutto, tra gli olivi, nella vigna, nei prati; se ne trovano a centinaia.
    Volvariella Speciosa

    L'anno scorso andai al centro micologo di Pontedera per verificarne la commestibilità ma l'addetto che mi ricevette cestinò il fungo che avevo portato senza tanti complimenti. Beh non era un porcino!

    Sui libri ed internet invece la Volvariella Speciosa è classificata come commestibile ma di poco pregio, senza valore, di pessime qualità organolettiche, ... per via del sapore lievemente amarostico, di ravanello.

    Questi giudizi non invitano di certo a provarli ma a me i ravanelli piacciono! E l'anno scorso ho rotto gli indugi ed ho sistemato quattro belle cappelle sulla griglia. Li ho trovati speciali, certo con un sapore lievemente amaro come quello dei rapini o del fegato ma piacevolmente gustosi. De gustibus...


    Volvariella Speciosa

    Volvariella Speciosa

    Ora li utilizzo con più disinvoltura, ma mi raccomando, voi non fatelo, anche perché ha una certa somiglianza con l'Amanite Phalloide e forse è anche per questo motivo che rimane un fungo da evitare, soprattutto se non siete dei veri esperti. 

    AVVERTENZA: Benché abbia una grande passione per i funghi non sono assolutamente un'esperto. Per determinare un fungo e verificarne la commestibilità consultate sempre un micologo professionista.

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