I flussi migratori raccontano molte cose dei paesi di origine e di destinazione. E non solo i numeri di questi fenomeni sono importanti, ma lo sono anche le motivazioni e la tipologia di persone coinvolte.
Qualcuno, e davvero non mi ricordo chi fosse, affermò che la qualità di un paese si vede dalla qualità dei suoi immigrati. Niente di più vero! La qualità delle persone va però intesa come una sorta di potenziale che esprime il livello di scolarità, la professionalità, l'età e le ambizioni degli individui che migrano. Un promettente giovane laureato che abbandona l'Italia per esprimere il suo talento altrove è un grande potenziale perso mentre un bracciante che lascia la sua terra di estrema povertà nella speranza di trovare un qualsiasi mestiere in Italia è un più modesto potenziale guadagnato. In termini economici si ha, nel primo caso, un capitale quantificabile in 100, 200 mila euro investiti in formazione sino al conseguimento della laurea e poi una prospettiva di contributo al PIL di circa 2 milioni di euro nel corso dell'intera vita lavorativa che finiranno in altrove. Per questo molti paesi li accolgono a braccia aperte.
D'altronde tentare di invertire questi fenomeni convincendo il laureato a restare ed ostacolando l'ingresso del bracciante non avrebbe alcun senso, almeno nel breve periodo, perché questi fenomeni sono il riflesso delle condizioni di un paese. Non a caso parlavo di potenziali e quello del laureato rischierebbe di rimanere inespresso. Meglio che i pomodori in Puglia li raccolga il bracciante!
A quest'ultimo proposito c'è un luogo comune che m'infastidisce. I più benevoli nei confronti degli immigrati ritengono che la loro presenza sia un bene perché si adattano a svolgere quei lavori umili che gli italiani non vogliono più fare.
Questo in parte è vero anche se lo scenario è molto eterogeneo e gli immigrati si ritrovano a fare lavori di pura fantasia (dal parcheggiatore al ritiro dei carrelli della spesa dei supermarket), lavori che forse non vogliamo più fare (pulizie, assistenza anziani, etc) ma anche tutti gli altri mestieri più o meno prestigiosi sia come dipendenti che come veri e propri imprenditori. In altre parole forse è vero che tappano qualche buco ma se c'è un minimo spiraglio e se gliene diamo la possibilità sono certamente capaci quanto noi ma con più determinazione (spesso per cambiare paese ci vogliono le .....). C'è poi l'altra faccia della medaglia. In molti si sono convinti che noi italiani (ma più spesso si rivolgono ai giovani) dovremmo prestarci a svolgere certi mestieri e che invece siamo un po schizzinosi. In parte posso anche essere d'accordo (a mali estremi, estremi rimedi) ma con tutta la buona volontà fatico ad immaginare un bravo violinista che finisce a fare il muratore. Se le cose stanno così, allora meglio espatriare in un paese dove i violinisti sono apprezzati.
A pensarla così evidentemente sono in molti. Da alcuni anni, in Italia, il numero di emigranti è in crescita e si stima che nel 2011 oltre 200 mila persone abbiano abbandonato il Bel Paese. Se può aiutare si tratta di circa 3,4 persone ogni mille abitanti. Per gli anni a venire credo che l'esodo potrà solo intensificarsi. Le principali mete sono l'Australia, gli USA, il Canada ed i paesi del Sud America.
Accanto all'emigrazione dei giovani, per i quali i paesi di destinazione sono quelli che offrono migliori prospettive di lavoro, non escludo che possa verificarsi una differente forma di esodo che interessa persone più avanti negli anni e persino anziani. Affrontano i cambiamenti con maggiori difficoltà perché sui piatti della bilancia si trovano da un lato una fitta rete di conoscenza sociale, territoriale, istituzionale ed affetti costruita in una vita, dall'altro un vuoto da colmare con una mente meno elastica e più stanca. Già l'impatto con una lingua diversa potrebbe risultare insormontabile. Per questi le mete più ambite potrebbero essere differenti e riguardare paesi con basso costo della vita, buona assistenza sanitaria, predisposizione all'accoglienza degli stranieri, etc. Paesi in cui con un po di capitale o una pensione è possibile vivere dignitosamente.
Un mio conoscente appassionato di Thailandia (ed ancor più di Thailandesi) mi raccontava che da quelle parti si sono formate comunità anglosassoni attratte da una ottima accoglienza, accessibilità della vita ed assistenza agli anziani. Un'altra meta che si sta affermando è Panama per gli americani. Le mete esotiche sono preferite anche dagli italiani anziani che scelgono di emigrare in paesi come Capo Verde, Marocco, Egitto, Thainlandia, Tunisia, Kenya, India, Cuba, Messico, Brasile, Costa Rica, Mauritius, Santo Domingo ma in futuro credo che verranno rivalutati anche i paesi balcanici, più vicini ed ingiustamente sottovalutati. Nel suo ultimo libro, Scappo via, del giornalista napoletano Attilio Wanderlingh, risulta che nel 2005 sono stati circa 19 mila gli immobili residenziali acquistati dagli italiani all'estero, con un incremento dell’80% rispetto al 1995 ed una crescita tra il 10 ed il 15% dal 2006 ad oggi. L'autore attenziona in particolare il fenomeno della fuga flessibile.
Anche l'emigrazione non permanente, o fuga temporanea, è un fenomeno da non sottovalutare. Oltre a chi sceglie di svernare altrove c'è chi lavora all'estero mantenendo un punto di appoggio in Italia e chi sceglie un altro paese limitatamente alle cure mediche, in particolare le cure dentali.
A conferma di questo complessivo interesse per i paesi esteri stanno nascendo in rete siti e blog di riferimento che forniscono consigli ed aiutano ad orientarsi in una scelta importante. Italiansinfuga registra oltre 800 mila pagine visitate al mese con un consenso in rapida ascesa. Da un questionario che ancora risale al 2009 emerge l'identikit dei suoi visitatori.
Paese dove vorrebbero emigrare
Scolarità dei visitatori
Le risorse in rete sono tantissime. Aiutano a reperire informazioni che riguardano visti, condizioni di vita, mestieri più richiesti, accordi internazionali per trattamenti pensionistici, etc.
Qualcuno, e davvero non mi ricordo chi fosse, affermò che la qualità di un paese si vede dalla qualità dei suoi immigrati. Niente di più vero! La qualità delle persone va però intesa come una sorta di potenziale che esprime il livello di scolarità, la professionalità, l'età e le ambizioni degli individui che migrano. Un promettente giovane laureato che abbandona l'Italia per esprimere il suo talento altrove è un grande potenziale perso mentre un bracciante che lascia la sua terra di estrema povertà nella speranza di trovare un qualsiasi mestiere in Italia è un più modesto potenziale guadagnato. In termini economici si ha, nel primo caso, un capitale quantificabile in 100, 200 mila euro investiti in formazione sino al conseguimento della laurea e poi una prospettiva di contributo al PIL di circa 2 milioni di euro nel corso dell'intera vita lavorativa che finiranno in altrove. Per questo molti paesi li accolgono a braccia aperte.
D'altronde tentare di invertire questi fenomeni convincendo il laureato a restare ed ostacolando l'ingresso del bracciante non avrebbe alcun senso, almeno nel breve periodo, perché questi fenomeni sono il riflesso delle condizioni di un paese. Non a caso parlavo di potenziali e quello del laureato rischierebbe di rimanere inespresso. Meglio che i pomodori in Puglia li raccolga il bracciante!
A quest'ultimo proposito c'è un luogo comune che m'infastidisce. I più benevoli nei confronti degli immigrati ritengono che la loro presenza sia un bene perché si adattano a svolgere quei lavori umili che gli italiani non vogliono più fare.
Questo in parte è vero anche se lo scenario è molto eterogeneo e gli immigrati si ritrovano a fare lavori di pura fantasia (dal parcheggiatore al ritiro dei carrelli della spesa dei supermarket), lavori che forse non vogliamo più fare (pulizie, assistenza anziani, etc) ma anche tutti gli altri mestieri più o meno prestigiosi sia come dipendenti che come veri e propri imprenditori. In altre parole forse è vero che tappano qualche buco ma se c'è un minimo spiraglio e se gliene diamo la possibilità sono certamente capaci quanto noi ma con più determinazione (spesso per cambiare paese ci vogliono le .....). C'è poi l'altra faccia della medaglia. In molti si sono convinti che noi italiani (ma più spesso si rivolgono ai giovani) dovremmo prestarci a svolgere certi mestieri e che invece siamo un po schizzinosi. In parte posso anche essere d'accordo (a mali estremi, estremi rimedi) ma con tutta la buona volontà fatico ad immaginare un bravo violinista che finisce a fare il muratore. Se le cose stanno così, allora meglio espatriare in un paese dove i violinisti sono apprezzati.
A pensarla così evidentemente sono in molti. Da alcuni anni, in Italia, il numero di emigranti è in crescita e si stima che nel 2011 oltre 200 mila persone abbiano abbandonato il Bel Paese. Se può aiutare si tratta di circa 3,4 persone ogni mille abitanti. Per gli anni a venire credo che l'esodo potrà solo intensificarsi. Le principali mete sono l'Australia, gli USA, il Canada ed i paesi del Sud America.
Un mio conoscente appassionato di Thailandia (ed ancor più di Thailandesi) mi raccontava che da quelle parti si sono formate comunità anglosassoni attratte da una ottima accoglienza, accessibilità della vita ed assistenza agli anziani. Un'altra meta che si sta affermando è Panama per gli americani. Le mete esotiche sono preferite anche dagli italiani anziani che scelgono di emigrare in paesi come Capo Verde, Marocco, Egitto, Thainlandia, Tunisia, Kenya, India, Cuba, Messico, Brasile, Costa Rica, Mauritius, Santo Domingo ma in futuro credo che verranno rivalutati anche i paesi balcanici, più vicini ed ingiustamente sottovalutati. Nel suo ultimo libro, Scappo via, del giornalista napoletano Attilio Wanderlingh, risulta che nel 2005 sono stati circa 19 mila gli immobili residenziali acquistati dagli italiani all'estero, con un incremento dell’80% rispetto al 1995 ed una crescita tra il 10 ed il 15% dal 2006 ad oggi. L'autore attenziona in particolare il fenomeno della fuga flessibile.
Anche l'emigrazione non permanente, o fuga temporanea, è un fenomeno da non sottovalutare. Oltre a chi sceglie di svernare altrove c'è chi lavora all'estero mantenendo un punto di appoggio in Italia e chi sceglie un altro paese limitatamente alle cure mediche, in particolare le cure dentali.
A conferma di questo complessivo interesse per i paesi esteri stanno nascendo in rete siti e blog di riferimento che forniscono consigli ed aiutano ad orientarsi in una scelta importante. Italiansinfuga registra oltre 800 mila pagine visitate al mese con un consenso in rapida ascesa. Da un questionario che ancora risale al 2009 emerge l'identikit dei suoi visitatori.
Età dei visitatori
- Meno di 18 anni 1%
- tra 18 e 24 anni 13%
- tra 25 e 34 anni 38%
- tra 35 e 44 anni 30%
- tra 45 e 54 anni 13%
- 55 anni e oltre 5%
Paese dove vorrebbero emigrare
- Australia 39%
- Non lo so 19%
- Gran Bretagna 10%
- Resto d’Europa 7%
- Altrove 7%
- USA 6%
- Canada 5%
- Asia 3%
- Spagna 1%
- Non voglio emigrare 1%
- Irlanda 0%
Scolarità dei visitatori
- Superiore 43%
- Laurea 29%
- Laurea Breve 15%
- Media 6%
- Master 4%
- Dottorato 1%
- Elementare 1%
Le risorse in rete sono tantissime. Aiutano a reperire informazioni che riguardano visti, condizioni di vita, mestieri più richiesti, accordi internazionali per trattamenti pensionistici, etc.
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