Nella zona in cui abito (Valdera in Toscana) i taxi non esistono. Per la verità anche le altre forme di trasporto pubblico sono pressoché inesistenti ad eccezione di alcuni pulmini gialli per il trasporto scolastico ed un'enorme autobus blu sempre vuoto per il trasporto interurbano.
E' un territorio prevalentemente rurale con piccoli villaggi ed abitazioni disperse tra le colline. Fare a meno dell'auto è impossibile ed in molte famiglie ne serve più di una per non rischiare il completo isolamento. Una seconda auto che in alcuni casi esiste solo per precauzione, come mezzo di emergenza.
Ora si parla di liberalizzazione delle licenze dei taxi ed i taxisti sono infuriati. Ritengono che ne scaturirebbe il chaos. Sostengono che il numero di licenze sia già commisurato alla domanda e che la liberalizzazione porterebbe ad inflazionare il numero di taxi rendendo l'attività scarsamente remunerativa e di conseguenza con qualità scadente del servizio. C'è poi il dilemma di come tener conto dalle spese sostenute per l'acquisto della licenza ed il timore che il business venga preso d'assalto e fagocitato da potenti gruppi trasformando il mestiere del taxista da artigianale a dipendente.
Io la penso diversamente. Il concetto di auto personale è sempre meno compatibile con le esigenze di sostenibilità. Il servizio taxi dovrebbe essere potenziato e reso più efficiente per renderlo una reale alternativa all'uso dell'auto personale. Un servizio che colmi le lacune degli altri servizi di trasporto pubblico e che copra bene l'ultimo miglio. Solo così buona parte di noi (ed a maggior ragione chi vive in città) potrebbe rinunciare all'auto. I vantaggi nel ridurre il numero di auto personali sarebbero enormi (più spazi liberi in città, riduzione costi, meno auto da rottamare, etc).
Spero proprio che la liberalizzazione delle licenze dei taxi non porti al chaos ma piuttosto a nuove opportunità di lavoro ed una rivoluzione della mobilità con un servizio taxi più moderno, più capillare e con tariffe popolari.
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