C'è un'articolo del Codice Civile che fa imbestialire gli agricoltori ed i proprietari terrieri: l'Articolo 842 - Il proprietario di un fondo non può impedire che vi si entri per l’esercizio della caccia, a meno che il fondo sia chiuso nei modi stabiliti dalla legge sulla caccia o vi siano colture in atto suscettibili di danno.
E' proprio così, in Italia, i cacciatori possono scorrazzare liberamente nei terreni privati. A nessun altro, salvo alcuni casi particolari, è permesso di violare la proprietà privata, nemmeno per una passeggiata.
Escludere il proprio terreno dai piani faunistici-venatori è pressoché impossibile. Bisognerebbe dimostrarne l'incompatibilità adducendo motivazioni quali l'esigenza di salvaguardia di colture specializzate (a fini sperimentali o di ricerca) o di possibili danni economici, sociali o ambientali derivanti dall'esercizio della caccia. Qualora la domanda di esclusione venisse accettata, nessuno, nemmeno il proprietario, potrà cacciare in quel territorio. A questo link trovate maggiori informazioni per come escludere un terreno dai piani faunistici-venatori.
La legge n. 152 del 11 Febbraio 1992, che disciplina i principi generali della caccia, prevede che per il proprietario del fondo, qualora il suo terreno faccia parte dei piani faunistici-venatori, debba essere previsto un contributo economico con importi variabili in funzione della coltura e destinazione del terreno (mediamente 70 euro ad ettaro). Tale contributo, a quanto ne so, non viene però erogato tanto che la Lega per l'Abolizione della Caccia minaccia una Class Action affinché i proprietari dei fondi ottengano quanto dovutogli. Si parla di cifre stratosferiche.
I proprietari dei fondi, quindi, oltre a dover tollerare il libero accesso dei cacciatori non ricevono il compenso economico previsto. Molti proprietari terrieri, inoltre, sono animalisti convinti che hanno scelto di vivere nella natura e gestiscono i terreni anche per favorire la presenza di animali selvatici e non certo per farli abbattere dai cacciatori.
Il proprietario di un fondo dovrebbe avere completa libertà di gestire i propri terreni. Se lo ritiene opportuno dovrebbe:
E' un timido passo verso una maggiore libertà di gestire i propri terreni.
E' proprio così, in Italia, i cacciatori possono scorrazzare liberamente nei terreni privati. A nessun altro, salvo alcuni casi particolari, è permesso di violare la proprietà privata, nemmeno per una passeggiata.
Escludere il proprio terreno dai piani faunistici-venatori è pressoché impossibile. Bisognerebbe dimostrarne l'incompatibilità adducendo motivazioni quali l'esigenza di salvaguardia di colture specializzate (a fini sperimentali o di ricerca) o di possibili danni economici, sociali o ambientali derivanti dall'esercizio della caccia. Qualora la domanda di esclusione venisse accettata, nessuno, nemmeno il proprietario, potrà cacciare in quel territorio. A questo link trovate maggiori informazioni per come escludere un terreno dai piani faunistici-venatori.
La legge n. 152 del 11 Febbraio 1992, che disciplina i principi generali della caccia, prevede che per il proprietario del fondo, qualora il suo terreno faccia parte dei piani faunistici-venatori, debba essere previsto un contributo economico con importi variabili in funzione della coltura e destinazione del terreno (mediamente 70 euro ad ettaro). Tale contributo, a quanto ne so, non viene però erogato tanto che la Lega per l'Abolizione della Caccia minaccia una Class Action affinché i proprietari dei fondi ottengano quanto dovutogli. Si parla di cifre stratosferiche.
I proprietari dei fondi, quindi, oltre a dover tollerare il libero accesso dei cacciatori non ricevono il compenso economico previsto. Molti proprietari terrieri, inoltre, sono animalisti convinti che hanno scelto di vivere nella natura e gestiscono i terreni anche per favorire la presenza di animali selvatici e non certo per farli abbattere dai cacciatori.
Il proprietario di un fondo dovrebbe avere completa libertà di gestire i propri terreni. Se lo ritiene opportuno dovrebbe:
- avere la possibilità di cacciare per contenere eventuali danni alle colture generati dagli animali selvatici.
- avere la possibilità di cacciare o di concedere eventualmente l'accesso a cacciatori a fronte di un compenso per garantirsi un ritorno economico in un settore sempre più in difficoltà.
- vivere in completa armonia con gli animali selvatici
E' un timido passo verso una maggiore libertà di gestire i propri terreni.
Mi è capitato più volte di essere investita da piogge di palini di piombo in ricaduta mentre lavoravo nei campi.
RispondiEliminaUnica difersa: lanciarsi in agressive invettive condite da turpiloqui indegni di una signora, con esplicite indicazioni riguardo a quali uccelli debbano cacciare e a quali ludiche attività si possano dedicare le loro compagne liberate della loro sgradevole presenza.
I cacciatori ritengono loro diritto appropriarsi oltre che della fauna anche della flora (coltivata ed edibile) presente sui fondi da loro attraversati.
Dei miei 12 broccoli 4 se li sono portati a casa loro, tutti in una volta e quando erano giusti giusti (della serie domani li raccolgo)
Tramutarmi in un'irata Erinne a volte aiuta a dissuadere i più miti portatori di doppiette, che migrano sui terreni dei vicini per non rischiare di incontrarmi.
Almeno riduco la densità degli infausti predatori.
Ciao Vera, hai reso benissimo l'idea. L'occasione, purtroppo, fa l'uomo ladro e gironzolando nelle proprietà altrui, di occasioni, ce ne sono molte. Spesso non si tratta solo di broccoli ma anche di attrezzi etc che nelle case di campagna sono lasciati ben in vista. Non è una prerogativa dei cacciatori ma del genere umano.
EliminaBeh, spero proprio che cambino le cose, non mi piace la presenza di sconosciuti armati attorno casa.