sabato 27 ottobre 2012

Teli per copertura, tipologie e consigli

Agritunnel per stoccaggio - via Cover Jolly
I teli per coperture temporanee o permanenti sono utilissimi in agricoltura ed in tantissimi altri ambiti (campeggio, giardinaggio, caccia, etc). Servono principalmente per riparare dal sole o dalle intemperie ma in alcuni casi la loro funzione è anche quella di proteggere cose e persona dalla caduta di fogliame, aghi di pino e pigne o di creare uno spazio più intimo.

I teli di copertura, tralasciando alcune applicazioni speciali, si dividono in due macrocategorie, ombreggianti ed impermeabili. Trovandoci in pieno autunno ed avendo già assaggiato le prime piogge autunnali credo che sia più interessante affrontare l'argomento dei teli impermeabili. In particolare quelli occhiellati che si trovano nei bricolage, nelle agrarie e ferramneta.
I teli impermeabili sono utilizzati comunemente per proteggiere la legna, gli attrezzi e le macchine agricole (ma anche auto, moto, bici) o magari per mettere al sicuro i raccolti (olive, etc) o altri materiali. Ma naturalmente possono essere impiegati anche come riparo per le persone (verande, bersò).
In genere, la loro messa in opera richiede una strutture di sostegno costituita da elementi metallici o pali di legno. Nella maggior parte dei casi si tratta di struttere semplici da acquistare e montare in loco o autocostruire con un po' di buona volontà. Il pregio è di ottenere uno spazio coperto con poca spesa ed in breve tempo. Tenete presente, tuttavia, che anche per queste costruzioni esistono dei regolamenti edilizi, per cui, prima di realizzarle, sarà opportuno informarsi presso il Comune di riferimento.

Le dimensioni dei teli
I teli occhiellati di copertura sono realizzati in materie plastiche. Hanno forma rettangolare, con dimensioni che variano da pochi metri quadrati sino a quasi un centinaio (2x3, 3x4, e così via). Alcune misure, però, sono quasi introvabili, come ad esempio la 6x7. Conviene quindi progettare la struttura in funzione delle misure dei teli disponibili anche perché, qualora il produttore forniscono su richiesta anche misure non standard, su queste viene applicato un sovraprezzo non trascurabile.

Le colorazioni dei teli

I teli sono normalmente di colore verde o azzurro perchè si mimetizzano bene con la natura (campagne, giardini, campeggi) ed alcuni sono addirittura mimetici (stile caccia o militare). Ma naturalmente vi sono produttori che offrono colori meno classici (arancioni, con striature azzurro-bianco). 

Alcuni teli presentano una faccia di un colore (in genere scuro) e l'altra faccia di colore chiaro (spesso argentato). Ciò permentte di utilizzare il telo con il lato scuro verso l'alto durante la stagione fredda (massimo assorbimento della radiazione solare e maggiore temperatura al di sotto della copertura) oppure con il lato argentato verso l'alto durante la stagione estiva (riducendo l'assorbimento dei raggi solari e quindi ottenendo un ambiente un po più fresco al disotto della copertura). Per sfruttare questa caratteristica bisogna mettere in conto di dover smontare e rimontare il telo due volte all'anno. 





Composizione dei teli (fattura e caratteristiche)

I teli sono normalmente costituiti da tre strati differenti. L'elemento centrale è un tessuto formato da filamenti (rafia sintetica) in polietilene con trama di circa 30x30 per centimetro quadrato (multifilamento).

Questo elemento è rivestito su entrambe le superfici (inferiore e superiore) da una lamina di polietilene a bassa densità che conferisce l'impermeabilizzazione del telo.

Gli strati esterni hanno ovviamente le colorazioni desiderate ed uno speciale inibitore UV che riduce i danni dovuti alle lunghe esposizioni ai raggi solari, prolungando la vita del telo.

Il perimetro del telo, opportunamente rinforzato, presenta sui 4 angoli e lungo i 4 lati,  degli occhielli (spesso in alluminio perché antiruggine) con distanza comprese tra 50 e 100 cm.

La quantità e tipologia dei materiali impiegati insieme alla accuratezza delle lavorazioni conferisce ai teli maggiore o minore qualità in temini di resistenza e durata ma l'informazione che spesso è utilizzata per discriminare tra teli più o meno resistenti è il peso per metro quadro. Questo, che può varia da 75 gr fino a oltre 200 gr per metro quadro influisce anche sul prezzo (i teli pesanti sono più robusti e più costosi). In realtà credo che la qualità dipenda anche da molti altri fattori come ad esempio la precisione con cui sono fissati gli occhielli e la distanza tra questi (meno occhielli a parità di lunghezza significa che le sollecitazioni del vento o della neva sono concentrate in un minor numero di punti)

Tra i produttori più noti c'è sicuramente AXEL, di cui riporto una tabella/immagine dei loro teli.


e poi Cover Jolly , meno diffuso ma che, a mio modesto parere, produce teli di qualità superiore ed anche più costosi.


Le corde elastiche per fissare i teli di copertur

Per assicurare il telo occhiellato alla struttura di sostegno si può utilizzare una normale corda, ma se il telo è sottoposto a forti e frequenti sollecitazioni conviene utilizzare la corda elastica.

In commercio si trovano bobine di corda elastica (la corda può essere quindi tagliata alla lunghezza desiderata) disponibile in vari colori e diametri.

Le corde elastiche hanno un nucleo centrale composto da gomma naturale (che conferisce l'elasticità) mentre la calza esterna è in polipropilene ad alta tenacità. Sono un'ottima alternativa alla corda non elastica perché riducono la violenza delle sollecitazioni evitando che il telo (e la corda stessa) si laceri. Le corde elastiche sono flessibili, facili da usare ed assicurare alla struttura e durano nel tempo grazie anche ad un trattamneto di protezione ai raggi UV.

Di seguito riporto una tebella con le caratteristiche meccaniche delle corde elastiche in funzione del diametro. Naturalmente i valori possono variare da produttore a produttore.


Indicativamente anche i prezzi variano con il diamentro. Giusto per farsi un'idea, una corda elastica con diametro 8 mm ha un prezzo di circa 0,8 euro/metro. 

La lunghezza complessiva della corda elastica necessaria per legare il telo alla struttura deve essere superiore alla lunghezza perimetrale del telo, molto dipende dalla situazione specifica.

domenica 21 ottobre 2012

Un materiale da costruzione che suda "per noi", per tenerci al fresco


Materiale PNIPAM - immagine via ETH
Il materiale sviluppato dai ricercatori del ETH di Zurigo, in Svizzera, per raffrescare gli edifici, trae ispirazione da un meccanismo biologico del tutto naturale, la sudorazione.

L'evaporazione del sudore è infatti un fenomeno molto efficace che aiuta i mammiferi a contenere la temperatura corporea evitandone il sovrariscaldamento nelle giornate più calde o quando il corpo è sottoposto ad intensa attività fisica.

Certo, nei mammiferi il sudore ha anche altre importanti funzioni: aiuta a liberare l'organismo da alcune tossine ed è anche una forma di manifestazione emotiva, ma in questo contesto ciò che ci interessa è la sua capacità termoregolatrice


Raffreddamento per evaporazione
L'evaporazione è un fenomeno superficiale caratteristico dei liquidi, avviene anche in un bicchier d'acqua. A causa delle collisioni intermolecolari, alcune molecole collocate in prossimita del pelo libero dell'acqua, acquisiscono sufficiente energia cinetica per abbandonare la superficie. Questa energia è sottratta al liquido sottostante che si raffredda. L'evaporazione s'intensifica all'aumentare della temperatura ed è favorita dal vento. Ma ovviamente conta anche l'estensione della superficie. La stessa acqua del bicchiere, versata su di un'ampia superficie evaporerà molto più rapidamente.  Questo è un po ciò che succede al nostro corpo quando sudiamo.

Per sfruttare questa proprietà fisica, i ricercatori hanno sviluppato un tessuto sintetico speciale, costiutito da un polimero permeabile all'acqua, che steso sulle coperture assorbe e trattiene l'acqua piovana. Quando la temperatura s'innalza, al raggiungimento di una certo soglia, il materiale diventa idrofobico e cessa di trattenere l'acqua che evaporando raffresca l'edificio.


Confronto materiale convenzionale con PNIPAM - immagine via ETH
Il comportamento del materiale è stato testato confrontando, mediante una termocamera, le temperature superficiali di due modelli in miniatura di casa, il primo (a sinistra) ricoperto con materiali convenzionali ed il secondo (a destra) ricoperto col polimero speciale. Variando la temperatura esterna mediante un dispositivo ad infrarossi si è osservato che, raggiunta la temperatura di soglia, il materiele speciale innesca il meccanismo di raffrescamento (sudorazione/eveporazione) mantenedo la temperatura superficiale di 15°C inferiore rispetto al modello coperto con materiale convenzionale.

Al momento si tratta solo di sperimentazioni e non è prevista la commercializzare del prodotto in tempi brevi, ma è una tecnologia promettente che, sostengono i ricercatori, potrebbe ridurre il carico dei condizionatori d'aria fino al 60 per cento

domenica 7 ottobre 2012

Un bruco enorme noto a tutti, quasi una star... del male


Questo bruco non passa inosservato, e non tanto per i colori vistosi quanto per le sue dimensioni, circa una decina di centimetri di lunghezza.

Si chiama Sfinge testa di morto (Acherontia atropos) e in questa foto si trova allo stato larvale. Dopo una muta intermedia come crisalide si trasformerà in una falena dai colori scuri, anch'ssa di grosse dimensioni e dall'aspetto inquietante. Sul dorso, infatti, riporta una chiazza più chiara la cui forma ricorda un teschio.


La Sfinge testa di morto, a differenza di tanti altri insetti più o meno anonimi, è un insetto ben conosciuto, con una pessima reputazione (solo io non la conoscevo!). Oggetto di credenze che gli attribuiscono valenze maligne ed addirittura soggetto di dipinti, di passi letterari e persiono di film. Una star, insomma, ma malefica.

Come tante credenze che attribuiscono poteri oscuri a certe creature (vedi gufi e civette) è probabile che anche in questo caso siano campate in aria e che in fondo questo insetto non sia così malvagio. Il bruco, come tutti i suoi simili, brucherà le piante mentre la falena... che cavolo mangerà la falena?!

Wikipedia, che dedica un ampio spazio a questa bestiaccia, riporta una curiosità (e tante altre). Sembra infatti che la Sfinge testa di morto sia particolarmente ghiotta di miele ed in alcuni paesi africani, dove è molto più diffusa che da noi, arrechi danni significativi agli apicoltori. I danni all'agricoltura, comunque, li fanno tanti altri insetti parassiti come la mosca dell'olivo e gli afidi. Insomma è in buona compagnia.

La Sfinge testa di morto probabilmente giunge alle nostre latitudini proprio dall'Africa. La falena infatti, è una delle poche farfalle capaci di volare senza quel caratteristico andamento quasi sinusoidale, ma in linea retta e ad alta velocità (quasi 60 km/h). Questa sua abilità la rende capace di migrare percorrendo anche distanze considerevoli.

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